«La principessina si mise sull’orlo del letto con le gambe ciondoloni. Sulla sua fronte comparve una ruga dal gran pensare. Quella notte aveva sognato. Un cagnolino. Un cagnolino piccolo e carino. Tutto per sé.»
«Linda Groeneveld scrive nella tradizione di Annie M. G. Schmidt: una storia senza tempo, disinibita, divertente e con esagerazioni spiritose» – Kinderopvang
«I personaggi sono deliziosamente caricaturali. E anche se si indovina ben presto che tutto finirà bene, la suspense è mantenuta fino all’ultima pagina. Una storia tenera e divertente per bambini dagli 8 anni» – Ricochet-jeunes.org
La principessa vorrebbe un cagnolino, perché si sente sola e il re, suo padre, non ha più tempo per giocare con lei e neppure per raccontarle le storie della buonanotte. Potrebbe giocare con i duecentotrentaquattro lacchè della reggia, ma sono così noiosi, non sanno inventare storie e non amano bere il tè dal servizio per le bambole. Sfortunatamente, il re esita a soddisfare il desiderio della principessa, ma un giorno alla reggia arriva in regalo un’enorme cassa contenente addirittura un elefante. Certo, un elefante non è un cagnolino, ma potrebbe imparare a esserlo e riservare molte sorprese!
La principessa guardò suo padre. Sembrava ancora un po’ stanco. I capelli gli ricadevano spettinati sulla fronte.
Doveva essere un cagnolino bianco. Con il pelo arricciato. Sì, con piccoli riccioli bianchi e un nasino nero all’insù. Come nel sogno.
«Allora?»
Il re alzò distratto lo sguardo. Pensava già a regnare.
«Ah già, un cagnolino.»
Il re spalmò un panino spargendovi sopra le codette di cioccolato.
«Un cagnolino bisogna farlo uscire» disse poi. «E abbaia e morde.»
«E puoi giocarci insieme» aggiunse la principessa.
Anche quello era vero.
«Giocare? Ma…»
Quello lo potevano fare anche i lacchè. Ce n’erano a sufficienza. Duecentotrentaquattro in tutto.
Il re diede un morso al suo panino.
«Sanno nascondersi bene» disse. «Non dimenticarlo. E un puzzle un lacchè lo sa fare come niente fosse, perlomeno se non ha tanti pezzi.»